Il Bilancio Sociale
Lettera del Presidente, dal Bilancio sociale 2021
Lettera del presidente – anno 2022
Il 2022 è stato un anno di avvenimenti forti ed emotivamente intensi, che ha accentuato una separazione già in atto negli anni precedenti: da un lato grandi avvenimenti a livello globale (basti citare la guerra in Ucraina, la crisi energetica, l’emergenza climatica e ambientale, le migrazioni come avvenimento strutturale e inevitabile…), dall’altro lato piccoli segni di solidarietà vissuti più a livello locale, quasi nel nascondimento, e che presto vanno nel dimenticatoio (come ad esempio l’accoglienza dei profughi casa per casa, il tentativo di far fronte alle nuove povertà con micro progetti e la presenza di associazioni e volontari senza nome).
La prevalenza dei macro-avvenimenti ha dato l’impressione che sempre di più contino i numeri (dei morti nei bombardamenti, degli annegati nei viaggi della speranza, dei danni causati da fenomeni atmosferici estremi…). E sempre di meno contino le storie, i volti, le persone dentro quei numeri. Ognuna di queste persone sarebbe da conoscere, nei desideri, nei bisogni, nei sogni.
La stessa cosa possiamo dire di tutti coloro che abitano il nostro territorio (utenti dei nostri servizi, famiglie che incontriamo, ma anche i nostri vicini di casa probabilmente) e che vivono situazioni di vecchie e nuove povertà: economiche, lavorative, familiari, esistenziali, relazionali. Rischiano l’anonimato, lo svilimento totale di ciò che hanno vissuto e di ciò che vorrebbero vivere.
Sogni perduti e diritti negati che si confrontano con una realtà nella quale le diversità “storiche” (ricchi-poveri, nord-sud…) sono sempre più accentuate e in cui nessun governo, nessuno Stato ha avviato politiche veramente intenzionate a ridurle.
Cosa si può fare quando la notte è buia? Ci si può aggrappare alle proprie certezze, finché esistono. Oppure, meglio, possiamo concretizzare piccole azioni di vicinanza, segni tangibili di presenza, riscoprire la pienezza dell’essere con.
I servizi e i progetti del terzo settore, delle cooperative sociali, della nostra cooperativa possono essere questi segni. Che raccontano le storie di chi è rimasto a metà strada. Che restituiscono dignità a chi ne è stato privato. Che indicano strade di giustizia sociale anche laddove gli ultimi saranno sempre più ultimi.
Restituire umanità alle persone, un po’ a tutti noi. Unendoci ai segni di speranza che germogliano dove meno ce lo si aspetterebbe possiamo avere ancora il sogno di (ri)costruire un ambiente più umano.
Raffaele Casamenti