#distantimavicini

“Un giorno ha chiamato una badante ucraina che piangeva perché la persona per cui lavorava era morta, lei aveva la febbre, era stata allontanata dalla famiglia della vecchietta di cui si occupava e non aveva più un posto in cui stare. Ha dormito da una connazionale per una notte, ma siccome aveva la febbre questa conoscente non la voleva più in casa. Chiedeva – dove vado, dove vado?!?”

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Nicoletta da metà marzo risponde al Numero unico di emergenza attivato dal Comune di Bergamo e gestito da Consorzio Sol.Co Città Aperta.
È un numero dedicato ad accogliere i bisogni concreti di persone in difficoltà: attivazione di pasti a domicilio, ritiro e consegna farmaci, orientamento rispetto a necessità più specifiche relative alla salute.
Ogni giorno dalle 9 alle 14 Nicoletta, a turno con altre operatrici, risponde a circa 30 telefonate e le gestisce. Nonostante il Numero unico abbia una chiara connotazione, arrivano richieste di ogni tipo.
Alcune sono disperate, persone che fanno presente per esempio che un loro familiare non riesce a respirare e che il medico sta tardando, ma non vogliono chiamare il 112 perché temono di non vedere più il loro caro. Oppure alcune che raccontano la sofferenza di rilevare dei sintomi e non sapere che cosa fare.
Il lavoro di Nicoletta consiste nel comprendere bene la richiesta e il reale bisogno espresso da chi chiama, così da poter formulare una soluzione adeguata da passare poi ai colleghi/e che si occupano di attivare interventi specifici, anche grazie ai volontari/e.
Il servizio infatti è gestito in rete con il SAD di Bergamo e con i volontari e le volontarie di BergamoxBergamo.
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“E la badante ucraina?”
“È stata l’unica volta che ho richiamato un’utente, l’avevo indirizzata alla Caritas e mi ha detto che aveva trovato una sistemazione”

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Nicoletta, educatrice AEPER