Premessa

Il problema della violenza nei confronti dei bambini rappresenta un fenomeno tanto grave quanto complesso. Tale complessità risiede nella genesi, nella tragicità dei fatti, nella cura necessaria e nella difficoltà di individuare un fenomeno che costituisce una gravissima violazione dell’infanzia e dell’adolescenza.

L’Indagine nazionale sul maltrattamento sui bambini e degli adolescenti in Italia ha stimato che nel nostro Paese 47,7 minorenni su 1.000 sono seguiti dai servizi sociali. Di questi si stima che i bambini/e vittime di maltrattamento siano 91.272, quasi 100.000.

Tutte le forme di maltrattamento espongono i bambini a gravi conseguenze sia nel breve che nel lungo periodo causando l’insorgere di disturbi psichiatrici, depressione, disturbi d’ansia, aggressività e violenza contro gli altri, ma anche ritardi nell’apprendimento ed in generale nello sviluppo cognitivo, emotivo e sociale. Inoltre un bambino vittima di maltrattamento è maggiormente a rischio nello sviluppare comportamenti antisociali durante l’adolescenza e malattie non trasmettibili (obesità, diabete asma etc.), malattie mentali e disabilità durante l’età adulta.

L’entità di questi effetti è sostanziale. Ad esempio, il 30% delle malattie mentali adulte identificate attraverso i sondaggi dell’OMS in 21 paesi sono state attribuite ad abusi fisici nell’infanzia o ad altre esperienze infantili avverse. A questo si aggiunge un ulteriore effetto dell’essere vittima di maltrattamento, più difficile da quantificare, ovvero la possibilità per bambini/e vittime di violenza di perpetuare il ciclo del maltrattamento una volta adulti.

Una serie di fattori può moderare gli effetti del maltrattamento sulla salute e lo sviluppo del bambino: uno di questi è rappresentato dallo sviluppo di processi resilienti nel bambino.

Fonti di resilienza possono includere, ma non sono limitate a, l’impegno culturale, il sostegno della rete sociale e della comunità, la presenza di almeno un adulto di riferimento con il quale il bambino abbia una relazione stabile di cura e supporto. Questa relazione dovrebbe iniziare all’interno del nucleo famigliare ma potrebbe e dovrebbe includere anche educatori, insegnanti, assistenti medici ed in generale tutte le figure professionali che si occupano di infanzia e che interagiscono con il bambino. Tali professionisti forniscono un ulteriore livello di protezione per i bambini che hanno subito o sono a rischio di maltrattamento e svolgono un ruolo fondamentale nel sostenere il processo di resilienza nei bambini che hanno subito abusi, violenze o altre esperienze sfavorevoli infantili.

Considerando che la resilienza non è un tratto permanente della personalità, ma piuttosto un processo che può essere migliorato attraverso esperienze favorevoli o incontri con figure adulte positive di riferimento, è di fondamentale importanza assicurare che tutti gli attori chiave coinvolti nella cura della prima infanzia, nell’educazione e nella protezione dei bambini collaborino nel processo di rafforzamento della resilienza e quindi delle capacità di recupero, aiutando i bambini ad affrontare le esperienze traumatiche.

A ciò va aggiunto che i professionisti che lavorano con i bambini hanno spesso opportunità privilegiate di lavorare in collaborazione con i genitori. Infine, i professionisti possono portare consapevolezza a livello comunitario, al settore pubblico e privato, informando gli altri sugli effetti negativi del maltrattamento, sullo sviluppo dei bambini e sull’impatto negativo sia a livello individuale che di società.

Nonostante ciò, la realtà è che molti interventi che affrontano esperienze traumatiche dei bambini fanno ben poco per creare quelle condizioni che possono rafforzare i processi di resilienza. Questo è dovuto in primo luogo, all’organizzazione settoriale delle attività di assistenza che comporta la segmentazione delle responsabilità e competenze e con sé porta la “frammentazione degli sguardi” e la dispersione delle informazioni. In secondo luogo, perché anche il singolo intervento di erogazione dei servizi è basato su un approccio che tende alla eccessiva standardizzazione dell’intervento e poco adattato ai bisogni.

Si avverte dunque, la necessità che gli attori della prevenzione e risposta al maltrattamento agiscano all’interno di una rete inter-istituzionale e con strumenti specifici condivisi dagli operatori che si occupano di minori e delle loro famiglie nei vari settori di intervento.

Proposta Progettuale

TenerAmente si propone di costruire una serie coordinata di interventi rivolti a professionisti, comunità e istituzioni per migliorare le loro capacità di protezione dell’infanzia come contributo alla sistematizzazione di un robusto sistema di prevenzione, individuazione, identificazione e risposte al maltrattamento, sulla base del paradigma della resilienza assistita.

La strategia del progetto è disegnata per fornire un supporto alla tutela dell’infanzia che sia multilivello, resilience-oriented, multidisciplinare e su misura per adattarsi a diversi sottogruppi, creando una comprensione condivisa e un’azione congiunta di istituzioni pubbliche, società civile, settore privato, genitori, scuola, medici, polizia e sistema giudiziario contro il maltrattamento.

Il progetto potenzia i servizi socio-educativi a sostegno di famiglie con bambini 0-6 in condizione di vulnerabilità erogati da soggetti pubblici e del privato sociale – area sociale, sanitaria, educativa, giudiziaria – di Catania, Bari, Napoli, Pescara e Bergamo. Bambini e famiglie accedono a percorsi multisettoriali di accompagnamento maggiormente integrati e basati sulla prevenzione e valorizzazione delle risorse personali, familiari e ambientali. La maggiore integrazione è frutto della partnership Pubblico Privata Comunitaria (PPPC) che collabora al rafforzamento della filiera della protezione che porta continuità metodologica di presa in carico e complementarietà. La prevenzione dei fattori di rischio di maltrattamento e di valorizzazione dei fattori di protezione è frutto della formazione dei professionisti di settore della condivisione di strumenti di rilevazione precoce innovativi (protocollo CAPI) e di accompagnamento secondo il paradigma della resilienza assistita.

Partenariato:
Partner nazionali: Cesvi (capofila); Università Cattolica del Sacro Cuore – Dipartimento di psicologia; Associazione Lab-Q Prod;
Partner Bergamo: Cesvi, cooperativa sociale Generazioni FA, Cooperativa sociale AEPER, Ambito Territoriale 1 di Bergamo (capofila Comune di Bergamo), ASST Papa Giovanni XXIII (BG)
Partner Pescara: Cooperativa sociale Orizzonte Sociale, Comune di Pescara

Partner Napoli: Cooperativa sociale Il Grillo Parlante, Assessorato all’Istruzione del Comune di Napoli Partner Bari: Fondazione Giovanni Paolo II; Assessorato al Welfare Comune di Bari
Partner Catania: Coop. sociale Marianella Garcia, Assessorato alla Famiglia e ai Servizi Sociali del Comune di Catania, ASP Catania, Comune di Misterbianco